Chi sono
Perché faccio questo lavoro
Chi è questo bel vecchietto?
Dovrei dire “chi era”, perchè da tanti anni ormai non è più tra noi. Ma preferisco pensare a lui al presente, e non al passato. Perchè mio NONNO ANTONIO è sempre qui con me.
Tra poco ti spiego il motivo per il quale sto scrivendo questa cosa sul sito web del mio Studio. Intanto seguimi.
D’estate, tutte le estati da quando ho memoria, da bambina passavamo la stagione a casa di Nonno Antonio e Nonna Nella. In un paesino sperduto della Tuscia Viterbese, dove loro abitavano.
I miei genitori mi lasciavano lì, insieme a mio fratello Paolo, alla chiusura della scuola; poi venivano a trovarci nei week-end, e tornavamo a casa tutti insieme a fine agosto.
Praticamente sono cresciuta in quel paesello. Dalle merende con pane olio e zucchero di quando ero piccolissima, ai primi amori, non c’è nulla di Sipicciano che io non ricordi con affetto e un po’ di nostalgia.
A proposito di “primi amori”, Nonno Antonio era geloso fino al midollo. Non voleva che io uscissi con i ragazzi, ma avevo Nonna Nella dalla mia parte, complice delle mie fughe nei caldi pomeriggi d’estate per andare al Poggio del Castagno o al Pisciarello a incontrare gli amici.
Una nota particolare dei miei ricordi la riveste la mia cuginetta Giovanna. Con lei ne abbiamo fatte di tutti i colori. Con l’innocenza dei nostri pochi anni ed un ambiente sano e sereno dove crescere. Una delle cose che ricordo sempre con il sorriso sulle labbra erano le interminabili partite a briscola o a tresette io e Giovanna contro sua Nonna (la Dina) e mia Nonna Nella.
Mai vinto una partita contro quelle due lì! Erano davvero accanite!
Davvero bellissimi i miei ricordi “al monte”, la zona dove c’era la casa dei nonni. Un periodo fantastico.
Come in ogni bella favola, purtroppo arriva il momento in cui ci si deve scontrare con le prime batoste che la vita ci riserva.
Nonno Antonio, il bel vecchietto della foto si ammala. Mi sentivo ferita, impaurita, impotente.
Cercavo di sostenerlo, di aiutarlo a camminare intorno al tavolo della cucina, gli facevo qualche rudimentale massaggino sperando che si sentisse meglio. Ho fatto quel poco che potevo. E lui purtroppo un giorno ha deciso che era ora di smettere di soffrire e di essere incatenato in quel corpo che per la sua anima era ormai diventato una prigione, e ci ha lasciati.
Quello fu il momento in cui decisi che la mia vita sarebbe dovuta essere utile a quelle persone che in qualche modo hanno problemi fisici più o meno gravi.
Quello fu il momento in cui decisi che sarei diventata una FISIOTERAPISTA.
Gli anni dell’università furono segnati da tantissimo tempo trascorso nella casa dei miei nonni, insieme a Nonna Nella. Infatti mi iscrissi alla facoltà di fisioterapia dell’Università Cattolica di San Martino al Cimino, e mi trasferii per tutta la durata degli studi a Sipicciano.
Magari in qualche altra occasione in futuro ti racconteró anche degli anni di Università, con pochissimi soldi in tasca che a malapena bastavano per mettere benzina alla mia vecchia Fiat Panda rossa “ereditata” da mia madre Pina.
Se troveró il tempo e l’ispirazione giusta ti racconteró dei sacrifici fatti dai miei genitori, Giuseppina e Flavio, per permettermi di studiare e di costuirmi una professione con l’obiettivo di far stare meglio le persone.
Intanto per ora ho deciso di raccontarti il PERCHÈ. Il motivo per il quale oggi sono qui, nel mio studio di Fisioterapia e Osteopatia a Rignano Flaminio.
Ho voluto raccontarti il PERCHÉ faccio il lavoro che faccio, nel modo in cui lo faccio.
Non è “un posto di lavoro come un altro” per me. Non ero alla ricerca di un posticino per portare a casa lo stipendio. Ho scelto di dedicarmi alla salute delle persone.
Grazie a mio Nonno Antonio. Mia ispirazione. Ai miei genitori che mi hanno sostenuta. A me stessa, che per sopravvivere imprenditorialmente alle difficoltá di lavorare in un paese allo sbando come è oggi l’Italia, trovo sempre e comunque la forza di farlo.
Chi è questo bel vecchietto?
Dovrei dire “chi era”, perchè da tanti anni ormai non è più tra noi. Ma preferisco pensare a lui al presente, e non al passato. Perchè mio NONNO ANTONIO è sempre qui con me.
Tra poco ti spiego il motivo per il quale sto scrivendo questa cosa sul sito web del mio Studio. Intanto seguimi.
D’estate, tutte le estati da quando ho memoria, da bambina passavamo la stagione a casa di Nonno Antonio e Nonna Nella. In un paesino sperduto della Tuscia Viterbese, dove loro abitavano.
I miei genitori mi lasciavano lì, insieme a mio fratello Paolo, alla chiusura della scuola; poi venivano a trovarci nei week-end, e tornavamo a casa tutti insieme a fine agosto.
Praticamente sono cresciuta in quel paesello. Dalle merende con pane olio e zucchero di quando ero piccolissima, ai primi amori, non c’è nulla di Sipicciano che io non ricordi con affetto e un po’ di nostalgia.
A proposito di “primi amori”, Nonno Antonio era geloso fino al midollo. Non voleva che io uscissi con i ragazzi, ma avevo Nonna Nella dalla mia parte, complice delle mie fughe nei caldi pomeriggi d’estate per andare al Poggio del Castagno o al Pisciarello a incontrare gli amici.
Una nota particolare dei miei ricordi la riveste la mia cuginetta Giovanna. Con lei ne abbiamo fatte di tutti i colori. Con l’innocenza dei nostri pochi anni ed un ambiente sano e sereno dove crescere. Una delle cose che ricordo sempre con il sorriso sulle labbra erano le interminabili partite a briscola o a tresette io e Giovanna contro sua Nonna (la Dina) e mia Nonna Nella.
Mai vinto una partita contro quelle due lì! Erano davvero accanite!
Davvero bellissimi i miei ricordi “al monte”, la zona dove c’era la casa dei nonni. Un periodo fantastico.
Come in ogni bella favola, purtroppo arriva il momento in cui ci si deve scontrare con le prime batoste che la vita ci riserva.
Nonno Antonio, il bel vecchietto della foto si ammala. Mi sentivo ferita, impaurita, impotente.
Cercavo di sostenerlo, di aiutarlo a camminare intorno al tavolo della cucina, gli facevo qualche rudimentale massaggino sperando che si sentisse meglio. Ho fatto quel poco che potevo. E lui purtroppo un giorno ha deciso che era ora di smettere di soffrire e di essere incatenato in quel corpo che per la sua anima era ormai diventato una prigione, e ci ha lasciati.
Quello fu il momento in cui decisi che la mia vita sarebbe dovuta essere utile a quelle persone che in qualche modo hanno problemi fisici più o meno gravi.
Quello fu il momento in cui decisi che sarei diventata una FISIOTERAPISTA.
Gli anni dell’università furono segnati da tantissimo tempo trascorso nella casa dei miei nonni, insieme a Nonna Nella. Infatti mi iscrissi alla facoltà di fisioterapia dell’Università Cattolica di San Martino al Cimino, e mi trasferii per tutta la durata degli studi a Sipicciano.
Magari in qualche altra occasione in futuro ti racconteró anche degli anni di Università, con pochissimi soldi in tasca che a malapena bastavano per mettere benzina alla mia vecchia Fiat Panda rossa “ereditata” da mia madre Pina.
Se troveró il tempo e l’ispirazione giusta ti racconteró dei sacrifici fatti dai miei genitori, Giuseppina e Flavio, per permettermi di studiare e di costuirmi una professione con l’obiettivo di far stare meglio le persone.
Intanto per ora ho deciso di raccontarti il PERCHÈ. Il motivo per il quale oggi sono qui, nel mio studio di Fisioterapia e Osteopatia a Rignano Flaminio.
Ho voluto raccontarti il PERCHÉ faccio il lavoro che faccio, nel modo in cui lo faccio.
Non è “un posto di lavoro come un altro” per me. Non ero alla ricerca di un posticino per portare a casa lo stipendio. Ho scelto di dedicarmi alla salute delle persone.
Grazie a mio Nonno Antonio. Mia ispirazione. Ai miei genitori che mi hanno sostenuta. A me stessa, che per sopravvivere imprenditorialmente alle difficoltá di lavorare in un paese allo sbando come è oggi l’Italia, trovo sempre e comunque la forza di farlo.